I doni dei Re Magi: rimedi che curano

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Secondo la leggenda, i Re Magi arrivarono dall’oriente a Gerusalemme seguendo una stella cometa per adorare la nascita di Gesù bambino, portandogli in dono oro, incenso e mirra. Sono tre doni dal significato simbolico: l’oro è il dono riservato ai re, l’incenso ricorda la sua divinità, la mirra, usata per la mummificazione, rappresenta il sacrificio e la morte di Gesù. Oltre alla loro simbologia, essi sono anche tre rimedi medicamentosi.
L’incenso, conosciuto soprattutto per il suo uso durante le cerimonie religiose e funebri, viene estratto dalla Boswellia, pianta dell’antica medicina ayurvedica. La Boswellia (Boswellia serrata), appartenente alla famiglia delle Burseraceae, è un albero originario dell’India, noto anche come “pianta dell’incenso”, dal quale per incisione si ricava una resina, il cui estratto è molto popolare nella medicina ayurvedica, cioè nella medicina tradizionale indiana, come rimedio per il diabete, per la febbre e per molte altre malattie cardiovascolari, neurologiche e dermatologiche. Numerose ricerche scientifiche hanno confermato che in questa resina sono presenti diverse sostanze chimiche (acidi boswellici e loro derivati) con attività antinfiammatoria. La Boswellia si utilizza ormai da molti anni, ottenendo buoni risultati, nei pazienti con colite ulcerosa, morbo di Crohn ed altre malattie croniche a carico dei bronchi e delle articolazioni.
Tra i doni dei Re Magi, la Mirra è probabilmente la sostanza più misteriosa perché sconosciuta ai più. Nell’antichità si usava soprattutto per conservare le mummie e per aromatizzare i cibi. Si ottiene per incisione della corteccia dell’omonimo albero, una Commifora che cresce spontanea in Somalia, Sudan e Yemen. Si tratta di una resina dall’odore acre e dal sapore aromatico e amarognolo, raccolta in granuli e piccole massarelle brunastre. Era utilizzata come profumo per ambienti, come insetticida, oppure anche durante le cerimonie funebri così come per l’imbalsamazione dagli egizi. Oggi sappiamo che contiene prevalentemente sesquiterpeni, aldeidi e chetoni e tante altre sostanze con attività farmacologiche dimostrate: antinfiammatoria, analgesica e disinfettante. La resina è presente anche in Farmacopea Ufficiale Italiana come tintura alcolica. Si rivela particolarmente utile nella cura di gengiviti, afte, peridontopatie, stomatiti e tonsilliti. Può essere utilizzata anche per la medicazione di abrasioni, ferite, ulcerazioni cutanee, foruncoli e acne. In Arabia Saudita la mirra viene ancora oggi utilizzata per la cura e la protezione del piede diabetico. Interessante è sapere che mirra e incenso sono stati usati fin dall’antichità come rimedi curativi non solo singolarmente, ma anche in associazione. Il “Balsamo di Gerusalemme”, che per la sua attività antinfiammatoria è entrato a far parte di molte recenti farmacopee, è stato formulato a partire da queste due resine nel 1719 nella farmacia del monastero di San Salvatore, nella città vecchia di Gerusalemme.
Il terzo dono è l’oro. Secondo alcune leggende l’oro portato in dono dai Magi era polvere di Curcuma, una radice originaria dall’Oriente di colore giallo-oro, utilizzata già a quei tempi per insaporire i cibi, ma anche come medicamento ed in particolare per curare le infezioni. La curcuma, infatti, viene definita l’oro delle spezie, oltre che dal colore, anche per le sue notevoli proprietà terapeutiche. La Curcuma (Curcuma longa L.) appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae ed è una pianta apprezzata soprattutto per stimolare la digestione. In realtà le sue proprietà farmacologiche sono antinfiammatorie, antiossidanti e immunostimolanti. La curcumina è la sostanza chimica più abbondante tra i curcuminoidi. Interessante, è l’effetto antinfiammatorio della curcuma dimostrato sperimentalmente e clinicamente in pazienti con artrite. Altri studi di farmacologia sperimentale e clinica confermano l’attività anticancerogena della Curcuma probabilmente per l’effetto antiossidante. Nella pratica clinica viene usata su pazienti affetti da psoriasi e da infiammazioni croniche intestinali o reumatiche. La Curcuma suscita sempre maggior interesse tra i ricercatori perché si è visto che può migliorare la risposta di alcuni tumori ai farmaci chemioterapici. Un esempio, questo, che consente di poter vedere la fitoterapia più come medicina integrata che come medicina alternativa.

Sandra De Pascali
Farmacia del Mare